domenica 14 marzo 2010
Il mondo infantile, questo sconosciuto?
di Milena Galeoto
Attraverso le osservazioni emerse, monitorando l’approccio delle giovani tirocinanti arrivate con un ricco bagaglio di nozioni e buoni propositi, entrando in contatto diretto con i bambini “reali”, noto, spesso, che sono impacciate, perplesse, disorientate rispetto al comportamento dei bambini di oggi, al loro linguaggio molto ricco di riflessioni legate a esperienze lontane da quelle descritte dai pedagogisti dell’800.
Insomma, la formazione pedagogica, psicologica e filosofica è fondamentale per stimolare una visione profonda che vede l’individuo attraverso prospettive basilari dell’esistenza: il mondo interiore, l’interazione con l’altro, il proprio punto di vista. Ma quello che sento di dire agli studenti che intraprendono questo percorso di studi, è di fare esperienza sul campo, di osservare e interagire con i bambini da subito senza attendere le canoniche ore del tirocinio che, in genere, viene svolto intorno al II/III anno di formazione.
Purtroppo vige la mentalità: se presto la mia presenza e il mio lavoro “deve” essere retribuito. Ma la vera retribuzione, in questo caso, è il piacere di osservare “in pratica” ciò che si studia.
Superando la forma mentis di iscriversi ad una facoltà per uno sbocco lavorativo sicuro, è possibile incontrare meno delusioni. In fondo, il lavoro siamo noi stessi; è la nostra forza di essere propositivi.
E' necessario insegnare agli studenti di sviluppare uno spirito critico, portando gli stessi a proporre possibili soluzioni di cambiamento, innovazione. Senza cervellarsi di attuare le nozioni apprese ma farle proprie, rivoluzionarle , adattandole ai tempi.
I bambini, oggi, fin dalla tenera età di tre/quattro anni, quando inizia a rafforzarsi un linguaggio di senso, parlano il linguaggio odierno, usano già il pc, distinguendo i vari elementi.
Qualcuno risponderà: “che tristezza…”. Ed è proprio in questa risposta che l’adulto si arrende di fronte alla possibilità di reinterpretare il suo rapporto col bambino.
Infatti, oggi, ho voluto sondare sulla conoscenza che i bambini hanno riguardo i racconti classici per comprendere come gli stessi interagiscono con i genitori.
Quello che è risultato è che molti genitori, ritenendo affidabili i classici perché cresciuti loro stessi con questi racconti, spesso, corrono in edicola o scaricano dal pc tutti i classici possibili rivisitati dalla Walt Disney, dimenticando un passaggio fondamentale: la “narrazione” durante la prima visione.
In questo modo, la libera interpretazione dei bambini, porta ad evidenziare il dolore dei personaggi, rimanendo impressionati e amareggiati sul perché ad esempio il papà del protagonista sia assente , o l’inconcepibilità che la mamma possa morire, osservando Bambi, o sul perché la strega sia cattiva.
Domande che per molti adulti risultano di poco conto, avendo la presunzione di pensare: un giorno capirà, in fondo frequenta l’asilo e insieme alla maestra affronteranno queste tematiche, visto quanto ci costano gli asili.
Ebbene, proprio perché lavoro sulle storie per bambini, comprendo come alcuni genitori li allontanino dalla meraviglia del racconto. Il dvd, infatti, li ammutolisce e ritrovarli addormentati sul divano è un toccasana per i genitori esausti , dopo una giornata di lavoro, pronti a metterli a letto.
Se mi permetto di denunciare questo aspetto, non è semplicemente per fare critica ma per mostrare una realtà uscita attraverso l’osservazione diretta delle strutture educative dove ho prestato il mio lavoro, l’interazione con i genitori e il rapporto diretto con i bambini.
I punti fondamentali, emersi sono:
1) Formazione inadeguata delle tirocinanti, inibite di fronte a comportamenti imprevisti.
2) Il tirocinio svolto durante gli ultimi anni di formazione è insufficiente per affinare “praticamente” la propria proprensione e formazione di educatore.
3) Poca partecipazione da parte dei genitori che delegano, spesso, agli asili, baby sitters e nonni, delicati e intimi approcci esistenziali del bambino.
4) Dare più rilievo alla narrazione più che alla visione animata dei racconti per stimolare la capacità, nel bambino, di trovare soluzioni, rivisitare il racconto per renderlo meno doloroso. Stimolare la visone personale dei personaggi: ogni cosa, rispettando la spontanietà del bambino, senza stressarlo. Il buon senso come premessa per qualsiasi approccio.
Un'esperienza, questa, che mi porta a riflettere su come la frenesia di oggi, ci porti a vivere meno le nostre famiglie, a vivere meno noi stessi e di quanto la stanchezza, la precarietà, ci portino ad assumere frettolosamente atteggiamenti risolutivi basati molto poco sull’ascolto.
Basterebbe appellarci al nostro bambino, al nostro intimo desiderio di voler essere considerati, amati per aprirci empaticamente verso il mondo infantile.
Naturalmente, pretendere dalle istituzioni maggiore attenzione e sostegno alle famiglie più che perderci e scandalizzarci dietro i gossip governativi.
Essere propositivi, costruttivi, comunicativi.
Milena Galeoto
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