martedì 1 novembre 2011

Le fanfullicchie di Franco dei gelati, riccioli di zucchero nel giorno del ricordo

di Giuliana Coppola


E adesso ti racconto la storia che questa è proprio bella e così tu la scrivi”… e si può non scrivere la storia delle fanfullicchie? L'hai attesa un anno intero e te la regala Franco, quando meno te l'aspettavi ed ancora, ancora, ancora, ti ha preso emozione profonda; è voce d'uomo che ti regala silenzi d'una vita; come farai, tu pensi, a ricambiare questo dono? Ecco, tu pensi, ti comprerai decine e decine e decine di fanfullicchie e le porterai alle ombre dei tuoi cari, profumo di dolcezza tra profumo di fiori. Ed ora riprendiamo dall'inizio. Franco Castelluzzo, ma sì, Franco dei gelati e delle fanfullicchie t'ha regalato storia di bottega… lo hai conosciuto sotto un improvviso acquazzone agostano e c'erano luminarie per santo Oronzo e c'era anche la banda; ti sei voltato e li hai visti, i gelatai da generazioni; Franco e la sua bottega ambulante su un lato della piazza sant'Oronzo, Uccio e la sua bottega ambulante sull'altro lato della piazza, ad un passo dal Sedile. Ed era naturale che ti venisse voglia d'un gelato, un cono fresco a un euro. E sai come te l'ha offerto Uccio il cono fresco a un euro? T'ha offerto il gelato arcobaleno, che porta bene, che sa di pistacchio, fragola, cioccolato, tiramisù, vaniglia e non altro, altro di che, ma certo anche di sole e d'estate e d'allegria “e ci ole cu bia, ma ddare li sordi de lunetia” e tu non sai perché i soldi per l'acqua fresca bisogna darli di lunedì, come urla, cantando, Uccio e il cono gelato lo paghi subito… Così, tanto per sorridere, ti dice Uccio e ti racconta che è na vita che offre gelati e sorrisi, da quando aveva i pantaloncini corti e dopo che l'arte l'aveva imparata da Salvatore Castelluzzo, il vero gelataio ambulante di Lecce e sono passati decenni. Salvatore, suocero di Uccio, papà di Franco è stato il creatore dei gelati e l'inventore delle fanfullicchie… una storia fresca d'amore, come al solito e di fantasia… e la storia s'era fermata quel giorno d'agosto, per quel temporale caduto sul tuo gelato arcobaleno; avevi pensato che sulla terra succede il contrario di quello che accade nel cielo ed eri corso via dietro i palloni dei cinesi, allegria di bimbo e rideva pure sant'Oronzo. E poi hai ritrovato Franco. Ci vuole davvero fantasia a crescere sedici figli, tanti quanti il cielo continuava a regalarne, anno dopo anno, a papà Salvatore e mamma Margherita. E allora uno s'inventa che si possono vendere i gelati. Acqua, zucchero e succo di limone e fatica ci vuole cervello e cuore per un gelato al limone… si porta in giro per tutta la città; carrettino di legno, i figli uno accanto all'altro, diventati poi tutti gelatai, e il più piccolo, Franco, a seguire i fratelli su e giù, su e giù per tutte le strade di Lecce, ché fresco è il gelato e fresca è l'acqua e si moriva di fame ed era difficile, davvero difficile tirare la giornata; si dovevano inventare le storie per mangiare… gelato al limone, dapprima; poi crescono i gusti ché bisogna far sorridere tutti e se qualcuno ti dice “dammelu ressu”, dammelo un po' più grosso, tu l'accontenti che è cliente tuo da una vita e non puoi non darglielo più grosso, il gelato. E poi? Poi, per far tacere la fame ai figli suoi o per farla stare buona almeno un po', papà Salvatore s'inventò le fanfullicchie e questa invenzione è proprio sua e basta, ad iniziare dal nome, dalla forma, da tutto. Tanto, sempre di acqua e zucchero si tratta… solo che si riscalda lo zucchero, se ne modella la pasta e diventano riccioli e trecce così dolci che più dolce può essere solo il miele. Sta buona per un attimo la fame dei più piccini e si possono anche offrire le fanfullicchie… Franco, l'ultimo dei sedici, a cinque anni se ne andava in giro per le strade, accanto al carrettino dei gelati, accanto ai suoi fratelli, portando con sé un vasetto pieno di loro dal sapore inconfondibile. Ma passava la stagione del gelato; le fanfullicchie rimangono anche quando l'estate va via ed arriva l'autunno ed arriva novembre e la giornata dei tuoi cari che sono andati via per sempre. E allora? Allora papà Salvatore decise di dedicare anche ai cari che non ci sono più su questa terra i riccioli di zucchero, da lui creati; dedicarli a loro e basta, ché, in fondo, le ombre hanno più bisogno dei vivi d'un tocco di dolcezza, lungo i sentieri dove non brilla luce. E così fu, così è, ancora; Franco non tradisce memoria e tradizione. Anche oggi lo troverai, col suo panchetto, nell'angolo ad un passo dal viale di cipressi. Per ringraziarlo di questa storia, fresca come un gelato, dolce come un ricciolo di zucchero, vai a trovarlo, nel giorno delle memorie e del ricordo; prendi le fanfullicchie, un po' per te, un po' per i tuoi cari, perché tocco di allegria arrivi lungo i sentieri che non hanno luce.
                            
    Fanfulicchie, riccioli di zucchero per il giorno dei defunti