di Milena Galeoto
“Mamma, che voglia di lasagne che
ho!”
Con queste parole l’ultima domenica
dell’anno passato, mi sveglia la mia dolce bambina a seimila chilometri dal
nostro paese, dove per fare questo piatto, hai già in mente dove andare a procurarti
gli ingredienti: a pochi metri da casa. Così, non mi perdo d’animo per
realizzare uno dei piatti tipici nostrani che accompagnano i giorni di festa.
Dopo una bella colazione (canadese!)
con pancake e succo d’acero, un caffè per me, che qui ormai chiamo tisana alla
caffeina, pensiamo bene di recarci nella nostra amata “Petite Italie”, alla
ricerca di lasagne, parmigiano (che non è il parmesan!), salsa di pomodoro e
tutti gli ingredienti necessari “made in
Italy”.
Arrivate a bouvelard St-Laurent, la strada che congiunge tutte le
maggiori comunità del mondo che si suddividono in quartieri, abbiamo preso il
bus 55 che ci lascia proprio d’avanti al nostro amato supermarket “Milano”, nel cuore del quartiere
italiano. Un luogo dove la tipica esposizione gastronomica all’italiana, bella,
ricca e generosa di prodotti, ti sazia a prima vista! Come una bedda matri che
ti accoglie a braccia aperte in una casa che profuma di buono, e dove le papille
gustative prendono parola per esclamare in coro un “mmmmh!”
Che meraviglia attraversare i
corridoi traboccanti di prelibatezze caserecce: paste di tutti i formati,
pomodori in tutte le salse e immagini di forzute massaie con le mani sui
fianchi, come a dirti: “adesso si mangia sul serio!”.
Per un attimo, perdo di vista
Giorgia che ritrovo a bocca aperta davanti al tempio dei formaggi, con le manine
sul vetro del banco frigo dove ci sono loro, i regnanti indiscussi del sapore: gigantesche
forme di Parmigiano Reggiano.
Se dovessi rifarmi alla teoria
darwiniana, direi che nel DNA di noi italiani è insito questo piacere del gusto
e di fronte a monumenti della nostra cucina, non possiamo che restare in uno
stato di contemplazione, che il Parmigiano ce lo mettono già nelle pappe dello
svezzamento!
Proseguiamo il nostro viaggio
incantato tra fusilli e rigatoni, salamini e tortellini, torroni e panettoni,
vedendo negli occhi della mia piccola compagna d’avventure, vera beatitudine.
Ah, come ci si sente a casa quando
dai banconi dei salumi vedi spuntare i sorrisi aperti di chi sa di possedere
tesori nel regno dell’abbondanza. Quando appena girato l’angolo del reparto
pasta, ti spunta qualcuno nel suo bel camice candido e retina accuratamente posta
sulla testa, per offrirti una porzione di penne all’arrabbiaTTa (come dicono
qui).
Oh yes, darling, tu puoi vivere da
cinquant’anni in un altro paese, parlare a stento la lingua della tua infanzia,
ma restare very italian quando si tratta di cibo, quello della tua tradizione,
che come nelle parole di una preghiera, quelle restano nei secoli dei secoli
(amen!).
Dopo aver riempito il carrello con
gli ingredienti per il primo, il secondo, contorno e dessert (d’accordo, per i
primi, i secondi e i desserts… per almeno un’italian week!), pagato in dollari
canadesi, una sosta obbligatoria è al Caffè Italia, poco dopo Milano perché le
mie papille riapprendano il gusto avvolgente di un vero espresso, pronte in
un’ola di gioia.
Caso ha voluto che perfino la neve si sciogliesse questa
domenica a Montréal (un evento eccezionale a fine dicembre, qui) per
l’occasione, per donarci un clima familiare. E ogni volta che penso se mi
manchi il mio paese, posso ammettere che quando lo porti nel cuore, riesci a
ritagliarti una “Petite Italie” ovunque tu vada.
(Ph/Milena Galeoto)