La mia maestra - immagine di Vesna Benedetic |
Essere insegnante, oggi, risulta molto faticoso, a causa di classi numerose in ambienti molto ristretti, condizione che rende un po' tutti irritabili, sia grandi che piccoli. Un presupposto, però, che non deve permetterci di perdere di vista il benessere dei nostri bambini. Nostri, perché è di tutti la responsabilità di accompagnarli serenamente nella loro crescita.
In un percorso educativo che mira ad educare alle regole di una convivenza civile, non si dovrebbe "urlare" o usare metodi drastici come l'uso del fischietto: sarebbe una sconfitta della scuola.
Creare un ambiente positivo dovrebbe essere l'obbiettivo principale a cui si dovrebbe mirare per tramutare la Scuola del Disagio in Scuola del Benessere.
Maggiore apertura dell'istituzione scolastica con le famiglie, potrebbe essere una strada praticabile, sensata per superare insieme gli ostacoli dettati da un paese che poco investe nell'Educazione.
La scuola siamo noi ed è giusto incontrarci, conoscerci, mettere a disposizione della comunità scolastica le nostre risorse, promuovendo iniziative che possano coinvolgere e rendere partecipi i genitori. Sostenendo laboratori creativi, di lettura, incontri condotti da esperti di educazione per mettere in discussione tutte quelle dinamiche che impediscono la realizzazione di una Scuola Positiva, per abbassare i livelli di stress dovuti alle aspettative di risultati didattici che, spesso, non considerano l'importanza del percorso.
Meno competizione e maggiore valorizzazione della persona, rispettando i tempi e le capacità di ciascun bambino perché nessuno sia penalizzato, punito o sgridato...ma ascoltato, guidato e sostenuto.
Educare alla gentilezza, è possibile... basterebbe già iniziare a sorridere di più perché non è colpa dei bambini se viviamo stati di frustrazione a causa dei tagli scolastici da parte del governo, non è colpa loro se ancora non conoscono le regole se non c'è chi gliele spiega dialogando ma le pretende urlando.
Basterebbe iniziare a mettersi nei panni dei più piccoli per comprendere quanto possa essere demoralizzante, avvilente, essere sgridati di fronte a tutti. Ci si sente soli, feriti, sbagliati, si vive uno stato di frustrazione profonda.
Allora, come direbbe Gianni Rodari:
"Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può
imparare ridendo?"
Milena Galeoto
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