Foto di Milena Galeoto |
Domenica, 12 Aprile, Montréal.
La neve si è sciolta in questi giorni, al suo posto i giochi
all’aperto hanno ripreso ad affollarsi. Si celebra il tepore del sole d’Aprile.
Le gote rosse dei bambini festosi che si rincorrono, riempiono di vita
quest’angolo di mondo. E’ stato un inverno rigido, si dice il più freddo da 115
anni. Sarà che la mente è scaltra a differenza di chi la abita, a rimuovere i
momenti difficili dalla memoria. Solo se ci si sofferma con i pensieri,
riaffiorano le sensazioni vissute, il gelido vento tagliente, il respiro che si
condensava sotto il bavero di lana e che filtrava sotto forma di brina gelata
all’impatto col freddo invernale. Ma, adesso, questo calore improvviso e questa
luce accecante, annunciano l’arrivo della bella stagione. Mai come ora abbiamo
assistito al passaggio così evidente delle stagioni. Vedere scandito il tempo
dalle foglie d’orate, dai primi fiocchi di neve e dalle gemme pronte a
sbocciare, donando al paesaggio un abito sempre nuovo. Così nel tempo deve
sentirsi l’anima cambiare, così i sentimenti verso la vita: stagioni dove
sbocciano con vigore, altre dove si acquietano, riposano o si gelano, tornando
a sciogliersi al sole, a coltivare nuove speranze, passioni.
Il vento ha preso a soffiare forte e i capelli delle mamme sedute
alle panchine, iniziano ad agitarsi in vortici di fiamme. Qualcuna alza il
cappuccio della felpa senza scomporsi, altre con la faccia contro vento
lasciano scivolare le ciocche all’indietro, godendosi ancora il bagliore caldo
sulle loro fronti. E’ così lontana l’apprensione materna delle donne
mediterranee, la stessa di mia madre che urlava di non sudare che la bronchite
era sempre pronta a mietere vittime. Sorrido al pensiero di richiamare
l’attenzione di mia figlia nello stesso modo, immaginando lo stupore delle
vicine o magari stupendomi della loro indifferenza che ai fatti degli altri qui
non ci pensano proprio. Al contrario degli scoiattoli che invece scrutano
attenti ogni possibile movimento a loro favore, una manciata improvvisa di
noccioline, un cracker avanzato, un gesto generoso per placare la loro
insaziabile fame.
E’ così piacevole questo brulicare di esistenze mentre
l’ombra della matita diventa netto sul foglio reso candido dal sole, che mi
trovo a respirare col sorriso a bocca chiusa come quando ci si trova a
spalancare le finestre per far entrare la luce di un nuovo giorno, di una nuova
vita.
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