domenica 22 aprile 2012

Hövdingens bägare [La coppa del capo] di Martin Widmark


 

Martin Widmark, noto scrittore di gialli per ragazzi, ispirato da Frans G Bengtsson ci presenta la storia di un giovane vichingo, Halvdan che insieme alla sua amica Meia, ci coinvolgerà in una serie di avventure illustrate con tratti realistici da Mats Vänehem, esperto archeologo sulla storia dei vichinghi.
 
Nel primo racconto "La coppa del capo", Halvdan che vive a
Östbyn, in realtà avrebbe seguito suo padre sulla rotta del viaggio di conquista dei vichinghi, ma un grave infortunio al piede, lo costringe a rimanere in questo villaggio, nella dimora del fabbro Björn.
Halvdan è piccolo di statura e gracile, zoppica a causa dell'incidente subito da piccolo ma è un talento a comporre poesie. Questa la sua arma per far fronte alle tante situazioni, anche molto pericolose che si presentano lungo il suo cammino insieme alla sua amica Meia, nipote del capo villaggio, Ragnar.

 "Halvdan il vichingo" E' una serie di racconti che ben descrive la società dei vichinghi,  le loro tradizioni e costumi, rappresentate con estrema dovizia di particolari da Mats Vänehem, attraverso illustrazioni panoramiche e a tratti ironiche.


La popolazione vichinga viene identificata negli abitanti della Danimarca, della Norvegia, della Svezia settentrionale. Si trattava di tre popolazioni distinte, identificate in una. Avevano influenze germaniche e celtiche.
I vichinghi sono detti anche runii o runici, perchè utilizzavano le Rune. Si tratta di testi che richiamano le incisioni usate dagli Germani. Runa significa sussurrare. Si tratta dunque di massime che contengono dei significati di guida e di esempio per la popolazione vichinga.
Queste popolazioni fecero la loro comparsa attorno al 700 d.C. e furono il risultato di una fusione tra indoeuropei, celti e popoli orientali.
Nella Svezia meridionale abitavano i Gauti (Goti), di origine germanica-slava. La Finlandia era abitata dai Finni, mentre i paesi baltici dai Balti, di origine slava. A sud della Danimarca è presente la Sassonia, abitata dai Sassoni, la Frisia (Belgio e Olanda), il regno Franco, la regione degli Slavi (Polonia); più a sud si identificano i Bulgari .
La prima presenza vichinga registrata nei documenti storici è datata nel 795, quando alcuni soldati vichinghi assalirono il monastero di Lindisfarne, nella Gran Bretagna settentrionale, saccheggiandolo ed uccidendo alcuni monaci.
Circa l'etimologia della parola "vichingo" vi sono varie ipotesi, nessuna delle quali ha trovato riscontro. Il termine anglossassone wic e quello franco wik significano mercato e richiamano l'attività prevalente di questo popolo. Vik è anche il nome di una provincia norvegese, mentre con il termine vik si identifica la baia. Spesso compare la parola viking, termine riferito ad un'attività di pirateria.
I vari popoli chiamavano i vichinghi in vario modo: per i franchi, erano i normanni; per gli irlandesi erano i lochlannach; per i germani erano gli ascomanni; per gli slavi erano i ruotsi; gli arabi gli avevano dato l'appellativo di madjus. 



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Di Simone Giorgino

Vittorio Bodini e Tomas Tranströmer, due poeti geograficamente molto distanti ma stilisticamente più vicini di quanto si possa pensare. Il primo è considerato, a ragione, oltre che un eccellente ispanista, il maggiore poeta salentino del Novecento; il secondo, premio Nobel per la letteratura 2011, è il più grande poeta svedese vivente, autore di culto anche all’Estero dove vanta traduzioni in quasi cinquanta lingue, molto apprezzato sia dai lettori - il suo ultimo libro, Sorgegondelen (La gondola a lutto), è stato tirato in Svezia in ben 30.000 copie -, sia da autori eccellenti come Derek Walcott, Seamus Heaney e Iosif Brodskij.
Tranströmer, “attraverso le sue immagini condensate e translucide – si legge nella motivazione del Nobel – ha offerto un nuovo accesso alla realtà”, ed è proprio attraverso la concentrazione del dettato poetico e il sapiente e intenso uso di metafore che il poeta svedese riesce a creare veri e propri microcosmi linguistici, arrivando ad affinare la sua arte poetica regolata dalla disciplina metrica e dalla rigorosa concisione imposta dall’haiku.
Bodini (1914 – 1970) e Tranströmer (1931) fanno il loro esordio più o meno nello stesso periodo, e cioè nei primi anni Cinquanta. Entrambi i poeti sono affascinati dalla poesia surrealista ed ermetica; entrambi filtrano la realtà che hanno di fronte grazie alle particolari e sensibili antenne di cui sono dotati; entrambi trasformano il paesaggio, siano la natura e l’architettura barocca del Salento, siano i freddi scenari scandinavi, in condizione esistenziale, in esperienza interiore, convertendo, così, il territorio di origine in intimo bagaglio culturale; entrambi, infine, sono accomunati da scelte formali e tematiche, come, ad esempio, il tema del passato che riaffiora, metaforizzato ricorrendo all’immagine del reperto archeologico (il “Bockstensmannen” di Elegia in Tranströmer o le “dentature di cavalli/ uccisi” rivangate da Bodini in Foglie di tabacco), che testimonia l’immanenza della Storia nel presente, o il grande valore iconico che assume, nella loro poesia, la luna, evocata più d’una volta a rischiarare la bellezza dei loro versi.
Se Bodini è il poeta della luna (“Scrivo senza mangiare, senza indirizzo./ Scrivo poesie alla luna”), come rivelano finanche i titoli di due celebri raccolte, La luna dei Borboni e Dopo la luna, Tranströmer ne è un devoto guardiano notturno, cantore sapiente della sua bellezza rarefatta: “Stasera nevischio, chiaro di luna. La stessa medusa/ di luce lunare si dibatte davanti a noi. I nostri sorrisi/ sulla strada di casa”, “scorre la notte/ da est a ovest svelta/ come la luna”, “Querce e luna./ Luce e stelle silenti. / Il mare freddo”. Al canto de L’usignolo di Badelunda, che nella poesia dello svedese affila “la luminosa/ falce del cielo notturno”, risponde il canto dell’allodola bodiniana, “L’allodola e la luna sole nel cielo: / lei sorta appena e il passero spaurito / dal pino nero e i silenziosi spari dei finti cacciatori”. Sogno e realtà nella poesia di Bodini e di Tranströmer spesso si mescolano senza soluzione di continuità, e i sogni superano agilmente qualsiasi distanza culturale e geografica: “in ogni provincia vorticano semi dorati/ intorno a vecchie colpe”.


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